I preoccupanti numeri emersi da un’analisi di laboratorio. Si torna a discutere di pesticidi nei cibi. Questi i particolari della notizia.
Limitare e monitorare costantemente l’utilizzo dei pesticidi in agricoltura è un impegno di legge necessario per proteggere le salute dei consumatori. Infatti tali sostanze hanno degli effetti nocivi non soltanto su insetti e parassiti, ma anche sugli esseri viventi della catena alimentare, compresi gli esseri umani. Mangiare alimenti contaminati da pesticidi determina gravi danni, con l’insorgere di patologie molto serie.
Non a caso esistono delle norme che limitano l’uso dei pesticidi, anche nell’agricoltura intensiva e indicano i residui massimi che possono essere presenti negli alimenti. Un’osservazione deve essere fatta a questo proposito: le leggi sono oggi abbastanza severe su questo argomento, ma gli effetti dei pesticidi perdura nel tempo. Questo significa che la contaminazione dovuto all’uso massiccio dei pesticidi continua anche anni dopo la sospensione del loro uso.
Quando si pensa a queste sostanze si hanno in mente alimenti vegetali, ma recenti analisi condotte da ricercatori tedeschi hanno rilevato la presenza di pesticidi anche in molti cibi di origine animale come la carne, il latte, il pesce, le uova e così via.
Il laboratorio tedesco CVUA di Friburgo, nell’ambito del Piano nazionale tedesco di controllo dei residui si è concentrato nella ricerca di tracce di pesticidi (compresi i biocidi dei detergenti) negli alimenti di origine animale. La ricerca ha portato a rintracciare residui in circa il 30 per cento dei campioni analizzati, pur senza superare i termini previsti dalla legge.
L’origine di questi residui è diversificata: dalla contaminazione delle acque, alla presenza nei concimi usati per l’alimentazione animale, dall’uso di disinfettanti nei locali di allevamento alla permanenza di pesticidi nell’ambiente. La presenza maggiore di pesticidi si rintraccia in pesce e latte (circa il 50 per cento dei campioni sono contaminati), carne (circa il 25 per cento), uova, miele e gelati (con residui in percentuali minori).
Tra le sostanze rilevate ci sono i clorati e i composti di ammonio quaternario (QAC), che derivano dall’utilizzo di disinfettanti. Emerge poi un dati allarmante: i residui maggiori si trovano in animali allevati allo stato brado, rispetto a quelli allevati al chiuso. Significa che nell’ambiente la persistenza dei pesticidi è forte.
Non è un caso che i pesticidi organoclorurati, vietati da anni in Europa, siano i più presenti negli alimenti di origine animale (circa l’82 per cento dei residui rintracciati appartiene a questi composti). Significa che la loro persistenza nell’ambiente e la capacità di accumularsi nei grassi animali li rende pericolosi anche anni dopo il loro uso.
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